L''Occidente si è condannato a pensare che il divenire sia l''emergere delle cose dal niente: e tale fede lo ha sospinto all''estremo limite del nichilismo. Intorno a questa precoce intuizione Severino ha dipanato con rigore la sua meditazione intorno all''essere e alla sua identità, al divenire e alla possibilità (o all''impossibilità) di dire senza contraddizione l''altro da sé, il diverso. In questo libro Severino torna sulla definizione aristotelica dell''identità (tautotes) come "l''unità dell''essere di più cose", e da essa muove verso un originale approdo: come dire le differenze fra una cosa e un''altra senza per ciò stesso dire che "questo non è quello" e cadere quindi nella contraddizione dell''Occidente di dire di qualcosa, cioè di un ente, che "non è"?