La bicicletta e nata come l'anticavallo, dice Brera. Per essa l'uomo divenne somiero di se stesso e si esalto del proprio vigore. I cosiddetti "giganti della strada" nacquero dall'impulso turistico dei poveri e dal loro desiderio di rivincita sociale. Uomini difformi, piccoli, sgraziati ottennero con la bicicletta risultati sportivi strabilianti. In "Addio, bicicletta" Gianni Brera ha scritto l'epopea della povera gente attraverso i ricordi di un leggendario protagonista di imprese ormai inconcepibili: Eberardo Pavesi.
"Questa e la storia di Claudio Gugia Orsini come egli stesso ha voluto che io la raccontassi alla gente. Avrei detto del Gugia come era stato grande nella categoria dei medio-leggeri, una delle piu classiche... soprattutto avrei rivelato i motivi, per me abbastanza insoliti, dai quali era stato indotto a farsi pugile un cosi mite e civile ragazzo di campagna. Alla fine dei dieci fogli preparati accanto alla macchina, il Gugia era ancora garzone del Felice Maineri, che teneva bottega da meccanico ciclista, in via San Gregorio angolo via Tadino. Dopo altre dieci cartelle il Gugia era soltanto un pugile famoso in tutta Europa... A questo punto mi accorsi che, smettendo, avrei tradito un amico: e decisi di proseguire..." (Gianni Brera).
Il libro segue le tappe della carriera del campione con grande realismo e la cronaca dell'ambiente sportivo e fedele come puo esserlo la testimonianza di un critico che in quegli anni era gia in pista.Brera racconta quello che si nasconde dietro la facciata: i retroscena della vita di un uomo con le sue debolezze, le sue gioie, i suoi errori, che ha scelto il duro mestiere di pedalare per vincere il diavolo che segue ognuno di noi e che per Coppi e stato dapprima la bicicletta, poi Bartali, poi l'amore passionale e distruttivo per la "Dama Bianca", infine la malaria mortale.Il libro ha fatto di Coppi, personaggio romanzesco per natura, un vero personaggio da romanzo epico.