È difficile ricostruire la personalità artistica di Cimabue. Le sue opere sono infatti relativamente poche, non ben conservate e non documentate. Bellosi conduce una riflessione su questo artista, che costituisce l'emblema degli inizi del rinnovamento della pittura italiana alla fine del Medioevo. L'unica metodologia praticabile per recuperare il più possibile di questa grande figura è servirsi del punto di appoggio costituito dagli artisti a lui contemporanei che spesso, con opere firmate e datate, forniscono dati preziosi su Cimabue, in quanto ne riflettono l'evoluzione artistica. Il caso più eclatante è offerto da Duccio di Buoninsegna con la "Madonna Rucellai" che gli fu commissionata nel 1285 e che, riflettendo la "Maestà" del Louvre di Cimabue, ci testimonia che a quella data quest'opera già esisteva. Bellosi ci presenta Cimabue nel contesto storico, politico e culturale della Toscana dell'epoca, analizzando in primis la sua opera più antica: il "Crocifisso" di San Domenico ad Arezzo; prende poi in esame gli affreschi e i mosaici del Sancta Sanctorum, eseguiti al tempo di Niccolò III, papa dal 1277 al 1280, il "Crocifisso" di Santa Croce e la "Madonna" del Louvre. Infine, è la volta degli affreschi della Basilica Superiore e Inferiore di Assisi e della "Maestà" di Santa Trinita degli Uffizi.
È senza dubbio difficile ricostruire la personalita artistica di Cimabue, date le scarsissime basi di cui disponiamo. Le sue opere sono infatti relativamente poche, non ben conservate e non documentate. Si pensi che c'e stato addirittura un momento in cui e sembrato che Cimabue fosse un pittore leggendario, non realmente esistito. Luciano Bellosi ha condotto una riflessione su questo artista, ancora piu importante di Duccio di Buoninsegna e, dalle Vite del Vasari in avanti, emblema degli inizi del rinnovamento della pittura italiana alla fine del Medioevo. L'unica metodologia praticabile per recuperare il piu possibile di questa grande figura e servirsi del punto di appoggio costituito dagli artisti contemporanei e gravitanti intorno a lui che non di rado, con opere firmate e datate o documentate, forniscono informazioni preziose su Cimabue stesso, in quanto ne riflettono l'evoluzione artistica. Il caso piu macroscopico e quello offerto dal giovane Duccio con la Madonna Rucellai che gli fu commissionata nel 1285 e che, riflettendo la Maesta del Louvre di Cimabue, ci testimonia che a quella data quest'opera gia esisteva. Riuscendo a stabilire una rete di indicazioni come questa, si puo offrire una nuova e piu salda immagine della straordinaria personalita artistica di Cimabue.Il volume e corredato dal catalogo delle opere a cura di Giovanna Ragionieri, dall'elenco delle opere citate dalle fonti e delle opere erroneamente attribuite, dai documenti, dalla bibliografia generale e dagli indici.
Ha sido precisamente Bellosi el primero que se ha dedicado a reconsiderar el vínculo crucial de Giotto con Asís. La observación de la anomalía que suponían una serie de reproducciones de San Francisco sin barba, ha llevado a replantear las fechas de esas reproducciones. A esa observación hay que añadir otras basadas, por supuesto, en las comparaciones de estilos, pero también en las modas y en las costumbres: de acuerdo con Bellosi, todas las pruebas coinciden en fijar la fecha de elaboración de esos frescos a comienzos de los años noventa del siglo XIII. Es una conclusión revulsiva que obliga a plantear desde otro punto de vista el tema de la renovación de la pintura italiana y el papel que Pietro Cavallini juega en esa renovaclión, una aportación que modifica los términos del debate sobre si fue o no Giotto el autor de los frescos asisianos; un tema casi tan célebre como la cuestión homérica, que Bellosi, tras una comparación sistemática de esos frescos con los de la Capilla de los Scrovegni y otras obras de Giotto, resuelve confirmando la autoría del gran pintor florentino.